LA VITA DI PATTY Patty e la festa di compleanno Questo � il ventiduesimo episodio de Nei precedenti divento una moglie dominante, un'esperta di judo e kick-boxing e, facendo leva sul mio aspetto e sulla mia sensualita', assoggetto anche un altro uomo. Le mie erano proprio giornate piene in quel periodo. Gran parte del pomeriggio se ne andava in palestra. Entro alcuni mesi avrei dovuto effettuare l'esame per diventare cintura marrone ed i miei allenamenti erano veramente intensi. In compenso per circa una decina di giorni non dovevo fare allenamenti con i pesi in quanto Daniele mi aveva prescritto un periodo di scarico. Ogni tanto il mio allenatore mi obbligava a questi brevi periodi di riposo forzato affermando che le migliori prestazioni avvenivano solo programmando un allenamento fatto con basi scientifiche e lo scarico lui lo riteneva essenziale. Non dovevo diventare una palestrata piena di muscoli ma ero ormai diventata molto tonica e decisamente forte, per essere una rappresentante del gentil sesso e questo, naturalmente, con mia grande gioia. Il mio sogno proibito era proprio quello di poter diventare molto piu' forte di un uomo senza dover cambiare di una sola virgola le morbidezze delle mie curve e la linea che avevo in quel momento. Quindi nessun muscolo doveva essere troppo evidenziato, le spalle non le volevo troppo larghe, ma al contempo desideravo avere una forza fisica superiore a quella di un uomo robusto. Per il momento ero ancora abbastanza lontana da prestazioni simili e non avrei potuto competere sul piano della forza bruta con uno come Giorgio, ad esempio, ma con un uomo magro, chissa', forse ce l'avrei anche potuta fare. Proprio in palestra mi accadde una cosa che cambio' il mio modo di vedere la dominazione. Da alcuni mesi avevo cambiato l'orario della mia lezione di judo e l'avevo posticipata di un'ora. Il motivo era semplice. L'orario precedente era per i principianti ed io non mi potevo considerare piu' tale. Questo mi aveva portato alcuni problemi che erano innanzi tutto di ordine pratico in quanto non avevo piu' la pausa di un'ora che mi divideva dalla lezione di kick-boxing, ora che trascorrevo a chiacchierare con alcune ragazze del mio corso con le quali avevo preso una discreta amicizia. La seconda era di ordine psicologico in quanto non avevo una grande confidenza con i miei nuovi compagni, quasi tutti maschi. E' vero che mi era capitato di combattere spesso anche contro di loro nel corso delle mie lezioni e quindi conoscevo bene anche questi, ma c'erano nell'altro corso un paio di ragazze della mia eta' con le quali mi trovavo molto bene. Ovviamente c'era anche il lato positivo che riguardava il fatto di potermi allenare sempre con atleti del mio calibro ed anche superiori e non solo saltuariamente come era accaduto fino ad allora. Con la mia testardaggine e con la mia costante applicazione, nel corso di alcuni anni li avrei superati tutti, ma gia' da allora ero un osso duro anche per le cinture nere, ben quattro nel mio corso, tutti uomini. D'altronde quella dove mi allenavo era considerata una delle migliori palestre della mia citta' e da quella palestra erano usciti in passato anche atleti di livello nazionale che gareggiavano con buone prospettive nei vari tornei e campionati. Ma torniamo allo spostamento d'orario. Fu proprio una delle ragazze con cui avevo preso amicizia, una certa Elena, che mi fece un giorno uno strano discorso. Strano almeno per quanto la riguardava. Mi disse che c'era un ragazzo nuovo, di circa 25 anni che si chiamava Sergio, una cintura bianca mentre Elena, ventisettenne, era verde, che nel corso di un combattimento, mentre lei lo prendeva in una presa a terra e lo costringeva alla resa, si era eccitato. Mi disse anche, quasi scusandosi, che ci aveva fatto caso proprio perche' la cosa era molto lampante, non essendo il tipo di ragazza che si mette a guardare certe cose " Questo vuol dire che gli piaccio, vero?" aggiunse poi Elena speranzosa. Memore delle mie esperienze, aspettai a darle un consiglio. Elena non era proprio una bellezza. Era piuttosto tozza, intorno al metro e 60, con un visetto appena discreto e con una femminilita' intorno ai minimi storici. Le dissi quindi che sarei venuta a dare un'occhiata ai suoi prossimi allenamenti e che doveva trovare il modo di combattere di nuovo con lui, impegnandosi al massimo per sconfiggerlo. Naturalmente non gli diedi spiegazioni, dicendole solo che volevo darmi una regolata ed Elena non insistette troppo. Ci conoscevamo da poco, ma lei si fidava molto di me. Mi vedeva come un esempio da seguire e piu' di una volta mi aveva detto che avrebbe pagato chissa' cosa per essere come me. Mi era piaciuta in quanto non lo diceva con invidia ma con ammirazione ed io avevo provato a darle qualche consiglio sul make-up e sull'abbigliamento. Gia' un paio di volte era venuta nel mio negozio ed avevo provato a vestirla come Dio si deve. Qualche risultato c'era stato, ma la materia prima su cui lavorare era veramente scarsa. Ad ogni modo mi piaceva ed il consiglio glie l'avrei dato di cuore. Due giorni dopo mi presentai in palestra un'ora prima per assistere alla lezione di Elena e degli altri miei ex compagni. Dopo l'abituale allenamento venne il momento dei combattimenti. Non si trattava di combattimenti molto impegnativi e notai immediatamente che quel ragazzo si mise subito in coppia con Elena. Non era affatto brutto. Altezza media, corporatura media, un bel viso tutto sommato. Insomma, pur non essendo un adone, era di gran lunga troppo carino per Elena. Iniziarono i combattimenti e la ragazza diede subito sfoggio di una classe superiore. Appena s'impossesso' del kimono di Sergio effettuo' un , una tecnica d'anca, proiettandolo rapidamente a terra. Diede tempo al ragazzo di rimettersi in piedi e quindi lo costrinse di nuovo a terra con un neanche effettuato alla perfezione. Era una tecnica che permette a chi la esegue di far cadere l'avversario e di cadere quindi su di lui. A quel punto Elena non doveva far altro che immobilizzarlo e lo fece con un fino a che Sergio non pote' fare a meno di arrendersi. Assistevo a quel combattimento molto incuriosita. La differenza di abilita' era troppo netta a favore di Elena ed in effetti non c'era gara. Ma io mi soffermavo piu' che altro su altri aspetti. Prima di tutto l'inconcludenza del ragazzo che non metteva neanche la forza fisica che doveva essere certamente a suo favore, l'erezione, che al momento dell'immobilizzazione era evidente anche col kimono ed addirittura visibile a me che distavo alcuni metri ed infine la frase che quel ragazzo disse al termine, dopo essersi arreso al cospetto della mia amica " Non c'e' storia, Elena. Sei troppo forte per me" Non avevo dubbi, era anche lui un ragazzo che amava la superiorita' femminile. In che modo non potevo saperlo, ma ci avrei scommesso qualsiasi cosa. Quando la mia amica termino' gli allenamenti e prima che li cominciassi io, la presi per un braccio e, dopo esserci appartate, le spiegai la mia visione della situazione, tralasciando ovviamente in che modo avevo acquistato una certa esperienza in materia. Le dissi anche che consideravo la cosa abbastanza piacevole ed interessante e che se fossi stata in lei ci avrei fatto un bel pensierino ed avrei approfondito la situazione, anche considerando che Sergio era piacevole e carino. La sua reazione invece, fu completamente negativa. Si arrabbio' di brutto e dovetti calmarla, rinunciando alla mia lezione per starle vicino. Mi disse che aveva preso una cotta per lui, malgrado la differenza d'eta', ma che non avrebbe potuto mai accettare una situazione simile. Cercai a lungo di farle cambiare idea, enunciando i possibili privilegi, che invece io sapevo reali, che una relazione del genere avrebbe comportato. Niente. Elena fu irremovibile e da quel momento evito' Sergio come se fosse afflitto da peste. Ma fu in quel momento che iniziai a pensare a quel ragazzo come un possibile altro maschio da dominare. Se la mia amica non lo voleva, quel ragazzo poteva considerarsi libero. Per di piu' si sarebbe accontentato di Elena, pur di avere una ragazza piu' forte di lui, con me avrebbe certo fatto i salti mortali dalla gioia vista la differenza sia di bravura che di bellezza che di personalita'. Sarebbe stata quindi una conquista di una facilita' estrema, un altro maschio che mi avrebbe adorato e che avrei potuto manovrare a mio piacimento. Ma fu proprio quella considerazione sulla facilita' che mi fece pensare e che mi fece rivedere le mie idee. Quel ragazzo sarebbe stato solo una copia sia di Marco che di Giorgio ed io avevo gia' gli originali. Che piacere avrei potuto avere nel sottometterlo? Non mi solleticava l'idea di farlo, era questa la verita'. Ci avevo fatto un pensierino, questo si, ma sarebbe stata solo una tacca nella mia cintura. Io mi sentivo una predatrice, volevo sentire il gusto della conquista prima e della dominazione poi e non una mangiatrice di carcasse. Era questa la similitudine che avevo trovato. Mi sentivo una leonessa e non un avvoltoio insomma. Avevo ben due maschi ai quali piaceva essere sottomessi da me e considerando Marco assolutamente di primaria importanza e quindi irrinunciabile nei mie programmi, potevo considerare Giorgio come un bel quadro da ammirare, che mi solleticava, una cosa che mi apparteneva ma non indispensabile come lo era invece mio marito. Insomma, l'idea di sottomettere un altro uomo che non vedeva l'ora di farlo, non mi entusiasmava, almeno in quel momento. Soddisfazione ben diversa avrei trovato invece nel caso mi fosse capitato un uomo che non amava il femdom, proprio come era successo con Luca. Malgrado Giorgio fosse uno degli uomini piu' affascinanti che avessi mai incontrato, la sua sottomissione mi aveva regalato meno soddisfazioni di quante ne avessi provate con Luca. Il potere vero lo avevo provato con quel ragazzo, oltre che ovviamente con mio marito. Ma il caso di Marco era differente. Con lui tutto era diverso. Sara' stata una questione di sentimenti, oppure per il motivo che vivevo praticamente ogni istante della mia vita come moglie dominante, fatto sta che neanche la bellezza di Giorgio poteva farmi avvicinare alle sensazioni che provavo con mio marito. Insomma, voglia di potere si, voglia di affascinare anche, voglia di sottomettere altri uomini sempre piu' presente dentro di me, ma certamente con tipi diversi da Giorgio. Lui mi dava la sensazione di essere follemente innamorato di quello che rappresentavo e non della mia persona, della Patty vera e propria. Certo, me lo sarei tenuto per il momento, mi piaceva molto e la sua sottomissione era totale, ma sapevo gia' da allora che non lo avrei sopportato per molto altro tempo ancora. Ma torniamo alla mia vita di tutti i giorni ed alle incombenze quotidiane. Era la meta' di novembre e Giorgio era un mio sottomesso gia' da oltre un mese e mezzo e, come ho avuto modo di dire, la mia vita scorreva frenetica ma soddisfacente sotto tutti i punti di vista. Era anche giunto il momento di organizzare la festicciola per il compleanno di mia figlia piccola e decisi, insieme alla bambina, di farlo in un celebre fast-food. Era un'idea senz'altro carina che in seguito tante altre mamme avrebbero copiato. Il fast-food metteva tutto a disposizione offrendoci due sale, una per i bambini con due animatori che avrebbero provveduto a farli giocare oltre che a farli mangiare ed una per noi grandi, per poter fare due chiacchiere mangiando qualcosa in santa pace, senza doverci occupare di quelle piccole pesti. Per l'occasione avevo sfoggiato il mio look da giovane mamma. Gonna lunga stretta in vita e larga in fondo, a fantasia sui toni del marrone, stivali con tacco medio marroni e twin set anni cinquanta beige con giacchettino a vu e lupetto smanicato sotto. Trucco minimalista. Un look poco appariscente ma senz'altro gradevole, anche perche' se e' vero che non avevo intenzione di espormi troppo davanti agli altri genitori, e' altrettanto vero che c'erano un paio di mamme molto piacenti che si davano un sacco di arie e che avrei voluto volentieri far schiattare dalla rabbia. Missione compiuta dopo pochi minuti quando, fingendo un caldo inesistente, mi tolsi il giacchetto rimanendo solo col lupettino senza maniche che metteva in risalto il mio seno che stava su che era una meraviglia, la mia pancia piatta e la mia vita stretta. Solo un'altra donna pu� comprendere il mio stato d'animo in quel momento, quando vidi quelle due donne sbuffare insofferenti e, soprattutto, senza armi con cui controbattermi. Le avevo costrette alla resa senza utilizzare neanche tutte le mie armi migliori. Ero io la mamma piu' bella e loro dovevano far buon viso a cattivo gioco. Naturalmente non giocai troppo a lungo su questa situazione. Mi bastava vincere senza stravincere e proseguii nel mio ruolo di ospite cercando di coinvolgere quanti piu' genitori possibile. Alcuni lasciavano semplicemente i loro figli nel locale ripromettendosi di venirli a riprendere al termine della festicciola ed io offrivo loro un pezzo di dolce oppure una delle tante altre cibarie che erano sul tavolo. Altri invece, evidentemente scevri da impegni, si fermavano nel locale. Piu' esattamente altre. Eravamo infatti una quindicina di donne, tutte pronte a riempirci di orgoglio parlando a turno dei nostri figli, glorificandoli oltre il limite e riempiendoli di elogi. Ovviamente, quando venne il mio turno feci altrettanto. La mia secondogenita era gia' di per se meritevole di elogi in quanto una delle piu' intelligenti della classe, nuotatrice provetta e per di piu' molto bella, almeno ai miei occhi ed io non dovetti far altro che elencare i suoi svariati meriti. La festa si stava intanto dimostrando riuscita. Ogni tanto mi affacciavo nella sala dei bambini e vedevo che ridevano tutti di gusto e m'immaginavo la gioia di mia figlia per quella festa. Gia' alla vista di tutti quei regali aveva quasi perso la testa ed ora quei due animatori la stavano mettendo al centro dell'attenzione, proprio come piaceva a lei. Tutta sua mamma. Ma la svolta che ebbe quella giornata di festa nella mia vita privata avvenne quando uscii dal locale per fumare una sigaretta, delegando a mia sorella il compito di intrattenere le ospiti. Il fumo fa male, ma era stato proprio a causa, o per merito, di questo mio vizio che avevo potuto attaccare bottone con Giorgio e successivamente conquistarlo e poi dominarlo. Anche quella volta il mio vizio fu di basilare importanza per quello che avvenne poi. Appena uscita infatti, mi resi conto che c'era uno dei genitori di una compagna di classe di mia figlia, appoggiato su una macchina con fare annoiato. Era un uomo sulla quarantina, non brutto ma neanche particolarmente attraente. Alto intorno al metro e 70, forse qualcosa in piu', magro e certamente non atletico, viso senza grossi difetti a parte un naso piuttosto pronunciato, ma per il resto quasi anonimo, scuro di carnagione. Era uno di quei classici uomini senza infamia e senza lode, di quelli di cui un gruppo di donne non si soffermerebbe mai a parlarne. Anche il suo abbigliamento denotava la sua normalita', ben diversa comunque dalla mediocrita' che era uno di quei difetti che in un uomo non avrei mai potuto tollerare. Era vestito con un jeans nero e con un pullover a vu grigio melange e sotto una camicia celeste sbottonata. Sopra invece, una giaccone impermeabilizzato a tre quarti nero. Molto pulito, barba rasata di giornata, capelli di media lunghezza lisci e neri ben pettinati ma, come ripeto, piuttosto anonimo. Mi avvicinai a lui solo per il dovere che mi imponeva essere la mamma della festeggiata " Ma lei non e' il papa' di..." " Si, certo, sono io" " E cosa fa qua' tutto solo? Venga dentro a prendere un pezzetto di dolce" " Ma no grazie, non si disturbi. E poi preferisco stare da solo qua' fuori e non disturbare. Dentro siete tutte donne e non saprei cosa dire" " Non le piace essere beato tra le donne?" " Non sono proprio il tipo, mi creda" " Come crede. Vorra' dire che il pezzo di dolce glie lo porto io" conclusi gettando la sigaretta e rientrando nel locale per riuscirne pochi istanti dopo con in mano un piatto con una sostanziosa fetta di dolce " Ma non si doveva disturbare. Grazie, veramente" " Non c'� di che. Dovere" Mi ero avvicinata a lui per porgergli il piatto e naturalmente la nostra differenza di altezza venne immediatamente allo scoperto. L'uomo sorrise ma abbasso' gli occhi sul piatto, mentre io lo osservavo tranquillamente, poi per un istante li rialzo' per guardarmi anche lui " Lei � molto alta" disse semplicemente " Ho diversi centimetri di tacco che mi aiutano, non sono una lungagnona. O forse le donne alte ti mettono in imbarazzo?" risposi sorridendo. Ero passata al tu istintivamente " No, assolutamente. Cioe' un po'" " Insomma si o no?" ribattei " Oh, non lo so piu' neanche io quello che volevo dire" Era decisamente in bambola e questo mi creava invece un certo piacere " Forse sono le donne in generale a crearti imbarazzo, non solo quelle alte" " Non sono un tipo abituato ad avere un sacco di donne, ma proprio imbarazzo non ne ho mai provato" " Solo un po' di timidezza quindi" " Un po'. Pero' quando prendo confidenza non sono proprio un imbranato" " Guarda che a molte donne piacciono gli imbranati. A me ad esempio fanno sorridere e fanno molta tenerezza" " Allora vada per l'imbranato" " Molto bene signor imbranato. Ora devo rientrare per doveri di ospitalita'. Ci vedremo piu' tardi, tanto la festa prosegue ancora per un bel po'. A proposito, non conosco il tuo nome" " Valerio" " Io invece mi chiamo Patrizia. Ma se ti azzardi a chiamarmi cosi' giuro che ti picchio. Per tutti sono Patty" " Molto bene Patty. Staro' attento a non essere picchiato da te quindi. Ora vai, non ti preoccupare per me. Mi faro' un giretto qua' attorno" Lo salutai e rientrai. Mi veniva da sorridere pensando alla nostra chiacchierata. Se avesse immaginato che io adoravo veramente picchiare i maschi, probabilmente la sua reazione sarebbe stata ben diversa. In quel momento non avevo intenzione di fare alcunche'. Mi era piaciuto cercare di metterlo in difficolta' e per certi versi c'ero riuscita, ma non era un idiota ed alla fine se l'era cavata in qualche modo. Per me era finita li', ma quando un'ora dopo uscii con un'altra donna per fumare di nuovo, Valerio era ancora nel medesimo punto dove l'avevo lasciato. Fu proprio quella donna, anche lei naturalmente mamma di un'amichetta di mia figlia, a dirmi diverse cose su di lui " Povero Valerio" esordi' vedendolo "Ma lo sai che la moglie se ne � andata di casa con un altro? E, malgrado questo, quella puttana ha avuto l'affidamento della bambina. Ora ha un giorno a settimana per vedere la bimba ed una domenica alternata. Ma ti sembra giusta una cosa del genere? " Parlava a voce bassa per non farsi sentire, ma sembrava che non vedesse l'ora di raccontarmi tutto quello che sapeva. Fece un altro paio di pettegolezzi su altre donne che erano con noi nella sala e pensai a cosa avrebbe detto di me se avesse saputo che avevo un marito sottomesso, un amante altrettanto sottomesso, che mi vestivo con loro come una puttana e che avevo intenzione di sottomettere anche Valerio. Si, anche Valerio. Mi venne d'istinto pensare ad una cosa del genere e man mano che elaboravo l'idea la trovavo sempre meno peregrina. Era il tipo ideale. Rimorchiarlo sarebbe stato estremamente facile. Difficilmente nella sua vita poteva avere avuto una come me. Anche farlo innamorare non sarebbe dovuto essere complicato e la complicazione ci sarebbe stata solo nel sottometterlo. Ma questa sfida mi piaceva ed in piu', se ci fossi riuscita, avrei fatto un'opera di bene nei suoi confronti. Non come missionaria o come crocerossina, ma proprio come dominatrice. Puo' sembrare assurda questa mia affermazione, considerando che non cercavo un uomo da amare ma da dominare, eppure cominciavo ad avere la convinzione che un uomo che scopriva il suo lato sottomesso poteva scoprire la felicita'. Me ne ero accorta con Luca. Certo, il momento in cui inevitabilmente avrei troncato quella relazione sarebbe potuto essere devastante, ma passato indenne quel periodo, avrebbe portato per tutta la vita dentro di se un ricordo indelebile e meraviglioso, proprio come una grande storia d'amore. Mentre parlavo con quella donna, intanto, vedevo come ogni tanto Valerio cercasse di posare lo sguardo su di me cercando di non farsene accorgere. Ad una come me, diventata egocentrica, volutamente esibizionista, che viveva anche nel desiderio che provocava negli uomini, sguardi del genere non potevano sfuggire. Dalla faccia di un uomo riuscivo a capire che tipo di desiderio provasse nei miei confronti. C'era quello che guardandomi pensava solo esclusivamente al sesso, quello che mi vedeva come una bambolina per andarci in giro e da esibire con gli amici e c'era quello che invece pensava all'impossibilita' di avere una come me, alla gioia che avrebbe provato nel sentirsi vicino ad una donna che pero' era completamente fuori dalla sua portata. Se un giorno una donna dovesse dirvi che non si e' accorta degli sguardi che gli uomini posano su di lei, non credetele. Anche la meno bella se ne accorge, magari per la timidezza puo' trovarsi in imbarazzo, ma se ne rende conto. Sempre. Figuriamoci una come me, attenta osservatrice del pianeta maschile. Credo che forse la mia vera professione non fosse quella che avevo in quel momento e che la mia vera natura mi avrebbe dovuto portare ad aprire una scuola di seduzione per donne. Gli uomini sono spesso cosi' scontati e cosi' semplici che puo' essere un gioco da ragazzi sedurli. Basta accorgersi di qualche piccolo particolare e poi regolarsi di conseguenza. Al contrario noi donne siamo complicate. Spesso diciamo no per dire si, ma spesso il nostro no e' assoluto. Ma come mai potranno capirci quei poveri maschietti che spesso hanno una sensibilita' inesistente ed una capacita' di cogliere la psicologia femminile praticamente ridotta allo zero? Valerio ad esempio. Io sapevo perfettamente cosa pensava lui e lui non aveva la minima idea di cio' che avevo in mente io e questo mi poneva su una situazione di grande vantaggio psicologico. Tanto per cominciare i suoi sguardi erano del terzo tipo, di quelli cioe' che mi vedevano come una donna fuori dalla sua portata e nello stesso tempo si chiedeva certamente come mai una come me, sposata, madre e donna molto attraente, avesse giocato con lui nel modo in cui avevo fatto prima. Rientrammo nel locale, ma dopo una decina di minuti riuscii di nuovo. Valerio sembrava non essersi mosso per niente e mi avvicinai a lui "Mi dispiace proprio che tu debba trascorrere il pomeriggio in questo modo. Averlo saputo avrei fatto venire mio marito in modo da potervi far scambiare quattro chiacchiere insieme" " Non c'e' problema. L'importante � che mia figlia trascorra un pomeriggio sereno in compagnia dei suoi amici. Sai, mi sono appena separato e lei vive una situazione difficile" " Lo so, me l'hanno detto. Immagino quindi che anche la tua di situazione non sia affatto rosea" " Ah, gia', lo immagino. Credo di essere diventato un argomento molto popolare per certe lingue lunghe. Comunque si, non e' affatto rosea" " Guarda che non avevo intenzione di intromettermi nella tua vita privata" " Ma infatti non mi riferivo a te. Tu sembri cosi' diversa" " Io sono diversa e non puoi nemmeno immaginare quanto" " Ed invece si nota subito" " Dici? " feci fingendo sorpresa " Oh si. E' piacevole parlare con te" " Lo trovi piacevole? Allora ascolta" dissi estraendo il mio telefonino che mi ero portata appresso preventivamente " Io adesso devo rientrare. Ancora una volta devo far fronte ai miei doveri. Tu dammi il tuo numero di telefono. Appena avro' qualche minuto libero ti telefono e riprenderemo questa chiacchierata. Sempre che non ti metta in imbarazzo" " Credo che tu sappia benissimo che una come te metterebbe in imbarazzo anche uomini molto piu' scafati di me. Comunque e' bellissimo questo tuo interesse per me. Accetto volentieri" " Perche' una come me?" gli chiesi fingendo meraviglia " Perche' sei alta" rispose sorridendo " ed anche molto bella, se posso permettermi" aggiunse dopo qualche secondo. Lo ringraziai del complimento e ci scambiammo i nostri numeri. Il resto del pomeriggio trascorse tranquillamente. La festa si rivelo' un successone e mia figlia era felicissima, anche perche' per una volta tanto mi ero comportata da vera mamma, proprio come desiderava. Per quanto riguardava Valerio invece, passato l'entusiasmo del momento, mi accorsi che non e' che avessi tanto tempo a disposizione. Per un paio di settimane mi dicevo che gli avrei fatto una telefonata al piu' presto, anche magari solo per sentirlo, ma ogni volta rimandavo a causa dei miei numerosi impegni. Avere un marito ed un amante, un lavoro, un hobby molto particolare come la mia passione per le arti marziali e due figlie, era decisamente molto impegnativo anche se per me molto gratificante. Ma se Maometto non va dalla montagna e' la montagna ad andare da Maometto. Una sera, appena uscita dalla palestra, mi accorsi che sul mio telefonino c'erano un paio di chiamate effettuate proprio da Valerio. Evidentemente mi aveva cercata proprio mentre mi allenavo. Decisi che quella era l'occasione giusta e gli telefonai. Dopo i primi convenevoli e le spiegazioni sul perche' non avevo risposto, Valerio vinse la sua timidezza, aiutato forse dal fatto che una voce incute meno soggezione rispetto alla visione ed ando' al dunque " Mi chiedevo se la tua offerta per scambiare quattro chiacchiere e' ancora valida. Io so che non dovrei farti una richiesta del genere e non avrei osato se non fossi stata tu a dirmi che la cosa poteva interessarti. Non ti sei piu' fatta sentire e forse ci hai ripensato. In questo caso ti chiedo scusa e non.." " Alt! Ti interrompo Valerio. Non ci ho ripensato, ho avuto solo diverse cose da sbrigare. Ti ho detto che mi faceva piacere e rimango di quell'opinione" " Ne sono felice, veramente. A questo punto dimmi tu" " Tu quando sei libero abitualmente?" " Io dalle 18 sono libero tutti i giorni tranne il mercoledi' che lo dedico a mia figlia" Feci un rapido calcolo. Il mercoledi' ero anch'io impegnata visto che insieme al sabato erano i giorni che dedicavo completamente a mio marito, un altro giorno a settimana lo dedicavo a Giorgio, preferibilmente il martedi' ed a volte anche il venerdi', mentre il giovedi' era la sera in cui Marco andava a giocare a calcetto con i suoi amici e che io dedicavo invece completamente alle mie bambine. Anche quella era una serata per me assolutamente di primaria importanza. Rimaneva il lunedi' " Bene Valerio, allora ci vediamo lunedi' alle venti a casa tua. Dammi il tuo indirizzo" " Il mio indirizzo? Vuoi venire a casa mia? " " Perche', ci sono problemi?" " Io veramente... pensavo magari che potevamo prenderci qualcosa seduti in un bar" " Ascoltami Valerio. Sono sposata ed anche se in amicizia non ho intenzione di farmi vedere con un uomo in giro e tantomeno in un bar. Vorra' dire che non se ne fa niente" " No, no, hai ragione. Non pensavo ad una eventualita' del genere. E' che mi sento in imbarazzo perche' da quando mi sono separato abito in piccolo appartamentino e...." " Guarda che non devo vedere che bella casa hai, non me ne importa niente. Vorra' dire che per farti perdonare della scomodita' con cui mi accoglierai, mi preparerai una bella cena" " Davvero? Volentieri. Oddio, adesso si che sono in imbarazzo vero" Mi feci dare il suo indirizzo. Non abitava molto lontano, era una via che si trovava nel mio stesso quartiere, ad appena un paio di chilometri da casa mia. Arrivo' quindi quel lunedi'. Uscii dalla palestra pochi minuti dopo le 19, giusto il tempo di farmi una doccia al termine della mia lezione. Arrivata a casa, mi rinchiusi in camera da letto per vestirmi. Marco sapeva ormai perfettamente che significato avesse questa mia azione. I giorni che erano dedicati a lui, erano quelli in cui portava le bambine dai miei genitori ed in cui io mi vestivo preferibilmente fetish usando il lattice, mentre quelli in cui rimanevo in casa, io mi spogliavo e mi mettevo comoda, come una normale casalinga. C'erano pero' anche le sere in cui uscivo per andare da Giorgio ed in quel caso mi rinchiudevo in camera per scegliere i vestiti adatti e per farmi particolarmente bella. Quella sera non andavo da Giorgio, ma stavo andando a cercare di sedurre un altro uomo e soprattutto a cercare di sottometterlo. Prima di cambiarmi mi guardai allo specchio. Potevo definirmi una puttana? Sinceramente a volte mi sentivo tale e chiamavo questa mia voglia dissoluta come , ma altre volte invece mi vedevo solo come una donna che aveva scoperto il proprio lato oscuro e che cercava di vivere in pace con se stessa assecondando le proprie voglie. Io avevo bisogno di quel tipo di vita come dell'aria che respiravo ed a volte avevo anche la netta sensazione che essere sposata ed avere due figlie fosse per me una grossa limitazione per i miei desideri, con grandi sensi di colpa, ovviamente. Altre volte invece, ero felice di poter avere la possibilita' di vivere entrambe le situazioni, senza nessuno che mi dicesse cosa fosse giusto o sbagliato. Ad ogni modo non era quello il momento di fare certe elucubrazioni mentali, ora dovevo scegliere cosa indossare e non sarebbe stato facile. Volevo essere bellissima senza ricorrere a capi troppo provocanti come il lattice. Guardai i miei armadi, pieni zeppi di abiti di tutti i tipi. In quegli ultimi anni avevo speso un patrimonio per il mio guardaroba. Solo di scarpe ne avro' avute una cinquantina. La cosa buffa era che avevo cominciato a stare attenta alle spese solo dal giorno in cui avevo iniziato ad occuparmi delle finanze domestiche, mentre fino ad allora avevo sperperato l'intero mio stipendio. E meno male che la maggior parte delle cose le prendevo al negozio al prezzo di costo. Anche gli armadi delle mie figlie non erano da meno. Le mie due principesse avevano sempre avuto il meglio. Ovvio che mi ero ritrovata con pochi soldi in banca al momento dell'acquisto del negozio, cosa che sarebbe avvenuta ormai il mese prossimo, in concomitanza con l'anno nuovo. Ma, malgrado il mio guardaroba fosse stracolmo, o forse proprio per questo, la mia indecisione era totale. Quando si esce la prima volta con un uomo e si vuole far colpo, la scelta e' sempre complicata. Sapevo perfettamente che con Valerio avrei fatto colpo anche presentandomi in tuta da ginnastica, ma io volevo essere perfetta, farlo rimanere a bocca aperta per facilitarmi la strada per quello che avevo intenzione di fare. Alla fine optai per un tailleur nero con un tubino che mi arrivava al ginocchio ed una giacca corta ed avvitata, una bella camicia di seta color crema maliziosamente trasparente al punto giusto. Sotto ci misi uno stivale di camoscio nero con un tacco alto ma non a spillo. Non ero potuta andare dal parrucchiere e lasciai i miei capelli sciolti, leggermente scalati fin sopra le spalle. Quindi mi truccai. Ombretto grigio per gli occhi, fondotinta, fard rosato e rossetto rosa lucido. Ero pronta. A Marco non dissi nulla se non che avrei fatto tardi e nulla mi disse lui ovviamente. Indossai un cappottino grigio, presi la mia borsa e, dopo essermi assicurata di aver preso le sigarette e le chiavi di casa e della macchina, uscii. A quell'ora alcune persone che conoscevo stazionavano ancora sotto casa: la padrona del bar ed alcuni avventori, il piccolo supermercato che si apprestava a chiudere, la pizzeria che invece cominciava a riempirsi. Passai davanti a loro altezzosa ed indifferente ai loro sguardi. Pensassero pure quello che volevano. Mi dispiaceva solo per Marco, io avevo le spalle grosse, in senso figurato e me ne fregavo dei loro chiacchiericci. Presi finalmente la macchina e mi avviai. Ci misi poco ad arrivare dove abitava Valerio. Ebbi un po' di difficolta' per trovare il parcheggio ma infine riuscii a sistemare l'auto ad un centinaio di metri di distanza. Il breve tragitto che feci per arrivare all'abitazione di Valerio intanto, mi servi' per mettere a punto la mia strategia seduttiva, aiutata in questo anche da alcune occhiate assassine che ricevetti, prima da due ragazzi che si voltarono facendo commenti lusinghieri anche se un po' pesanti sul mio lato b e poi da un tizio sulla cinquantina che prima fece facce strane e poi si lascio' sfuggire un che la diceva tutta su come mi considerava. Mi piaceva tutto questo. Oh mio Dio se mi piaceva. Ero una donna sveglia, intelligente, che avrebbe potuto trovare la sua dimensione anche in altri ambiti eppure, di tutti i pregi che mi sentivo di avere, quello del mio aspetto fisico era quello che consideravo il piu' importante in assoluto. Mi sentivo una sorta di Narciso in gonnella, sperando ovviamente di fare una fine ben diversa da lui. Citofonai e Valerio mi apri' il portone dandomi le indicazioni sul piano e sull'interno. Presi l'ascensore e ne approfittai per darmi un'ulteriore occhiata allo specchio che era contenuto in esso e sistemandomi i capelli. Aprii il cappottino e slacciai anche la giacca. Quando la porta dell'ascensore si apri', Valerio era di fronte a me, in attesa del mio arrivo. Gli sorrisi e lui invece sospiro' profondamente, degluti' in modo nervoso e poi esclamo' " Oh mio Dio. Sei, sei..." Reclinai il capo facendo ondeggiare i miei capelli mentre dietro a me l'ascensore si richiudeva automaticamente " Sono?" " Meravigliosa. Credo che tu sia la piu bella donna che io abbia mai avuto il piacere di incontrare" Sorrisi di nuovo e mi dovetti abbassare per baciarlo castamente sulle guance. L'inizio era stato proprio come mi aspettavo ed il bello doveva ancora arrivare. Nella mia mente non c'erano piu' le mie bambine, non c'era piu' mio marito e nemmeno Giorgio. Tutti i miei pensieri erano concentrati su quell'uomo che nel frattempo mi aveva invitata ad entrare in casa e soprattutto su quello che avrei dovuto fare con lui. Entro quella sera lui sarebbe dovuto diventare un mio schiavo. Io avrei avuto il potere a cui anelavo e lui la donna piu' bella della sua vita. In fondo si sarebbe potuto definire un accordo in piena regola in cui tutte e due le parti hanno la loro convenienza. Eh si, quella serata aveva prospettive decisamente interessanti per me, mentre a Valerio, comunque fosse andata, avrebbe cambiato completamente la vita. Se volete dialogare con me inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it